Scrivere, un gesto che si compie da secoli. Un gesto che si compie sempre meno. Perché oggi non si scrive ma si digita. “I ragazzi ormai annegano nel mondo digitale e si perdono il mondo reale”, dice Andrea Cionci, storico dell’arte, giornalista e scrittore. E’ stato un suo articolo a ispirare la petizione ‘Promuoviamo la bellezza della scrittura a mano’ lanciata su Change.org dall’archeologo e scrittore, Carlo Di Clemente, insieme al blogger e attivista per i diritti umani, Stefano Molini. Un appello rivolto al ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, e agli insegnanti di ogni ordine e grado della Scuola pubblica e privata italiana per chiedere “il massimo impegno affinché l’utilizzo della scrittura a mano sia promosso, favorito ed incoraggiato”. Quasi 6.000 le adesioni raccolte in pochi giorni con l’obiettivo di raggiungere le 7.500 firme ma soprattutto di creare un “movimento di sensibilizzazione che riporti questa pratica negli istituti”, auspica Di Clemente.
Lanciata in vista della riapertura delle scuole, la petizione parte da una riflessione: “c’è chi, con comprensibile preoccupazione, ha posto sui social il problema che le dimensioni ridotte dei banchi monoposto a rotelle siano state pensate per l’utilizzo esclusivo di pc e tablet. Pur ritenendo che il processo di digitalizzazione della Scuola italiana, e più in generale del Paese, sia indispensabile, siamo assolutamente convinti- – scrivono i promotori- che la scrittura a mano dei nostri studenti debba essere, nella sua straordinaria bellezza, stimolata il più possibile”. Non solo per un romantico ritorno ‘alle vecchie maniere’ ma perché “è scientificamente provato che la scrittura a mano, soprattutto in corsivo, produca enormi benefici per lo sviluppo cognitivo nell’età dell’infanzia perché accende nel bambino aree del cervello deputate al pensiero, al linguaggio, alla manualità e alla memoria”, scrivono Di Clemente e Molini.
Non solo, recuperare la scrittura a mano, e soprattutto quella in corsivo può essere un utile strumento per la dislessia. “La perdita del corsivo è alla base di molti Disturbi dell’Apprendimento segnalati dagli insegnanti della scuola primaria e che rendono difficile tutto il percorso scolastico- evidenzia Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO)- Scrivere in corsivo vuol dire tradurre il pensiero in parole, in unità semantiche, mentre scrivere in stampatello vuol dire invece sezionarlo in lettere, spezzettarlo, negare il tempo e il respiro della frase. Troppo spesso insegnanti e professori si accontentano di temi scritti in stampatello, e non hanno più né tempo né pazienza per insegnare la bella grafia”.
“Il corsivo è fatto per dare fluidità al pensiero, aiuta lo sviluppo cognitivo dei ragazzi- sottolinea Cionci- ma la scrittura a mano si sta perdendo, i ragazzi stanno perdendo questa abilità ed è, invece, un baluardo che dobbiamo sostenere contro la digitalizzazione imperante”.